lunedì 6 giugno 2011

Solo al delfino la natura ha donato
ciò che ricerca il migliore dei filosofi:
l'amicizia disinteressata.
Benchè non abbia alcun bisogno dell'uomo,
egli gli è amico fedele,
e numerosi sono quelli che ha aiutato.
(Plutarco)
 




Il legame dell'uomo con i delfini, ha radici talmente profonde, tanto da diventare parte integrante della storia e della cultura di quasi tutti i popoli della terra.
Ci sono 150 centri al mondo in cui viene praticata la delfinoterapia, ma l’universo scientifico convenzionale è diviso.

Dal libro di Allegra Taylor "Acquainted with the Night"

Questa è la storia di Lee come raccontata dal padre Robert White.
La storia ha inizio quando i genitori vanno all'ospedale dove Lee è ricoverata, come fanno ogni sera da tempo.
"Non è facile morire quando hai solo quindici anni, ma Lee aveva già accettato il suo destino," mi disse il padre. Come parlava i suoi occhi erano lucidi e poteva a malapena mantenere la voce udibile.
"Sapeva di avere una malattia che non l'avrebbe risparmiata. Sapeva che, malgrado tutti gli sforzi dei medici, non sarebbero riusciti a salvarla. Soffriva molto ma non si lamentava mai.
"Quella sera era particolarmente tranquilla e composta, ma all'improvviso si animò: "Papà, mamma - so che tra breve morirò ma non ho paura. So che andrò in un mondo migliore di questo; voglio avere finalmente pace, ma mi è difficile accettare che morirò a soli quindici anni."
"Avremmo potuto mentire, dirle che certamente non stava per morire, ma non avemmo il cuore di farlo. Il suo coraggio ci sembrava più importante di una nostra finzione. Così l'abbracciammo e piangemmo in silenzio. Dopo un po' riprese:
"Ho sempre sognato d'innamorarmi, di sposarmi di avere bambini... ma soprattutto avrei voluto lavorare in un parco marino con dei delfini.
"Mi piacciono così tanto e avrei voluto imparare a conoscerli da quando ero piccola.
"Sogno ancora di nuotare con loro, libera e felice nel mare."
"Non aveva mai chiesto niente, ma in quel momento parlò con forza:
"Papà, voglio nuotare nel mare con i delfini solo una volta. Forse così non avrò più paura di morire."

"Sembrava un sogno assurdo ed impossibile, ma Lee, che aveva già abbandonato tutto, si aggrappò tenacemente al desiderio. Così con mia moglie decidemmo di fare il possibile. Avevamo sentito parlare di un centro di ricerca in Florida e telefonammo il giorno dopo. "Venite immediatamente", fu la risposta.
"Ma era più facile dirlo che farlo. La malattia di Lee aveva esaurito I nostri risparmi e non sapevamo come fare per pagarci il volo aereo a Miami. Poi l'altra figlia più piccola ci disse che aveva sentito in televisione di una fondazione che tenta di esaudire i desideri di bambini molto malati. Aveva scritto il numero di telefono sul suo diario perché le sembrava una cosa magica.
"Ma non volevo ascoltarla. La storia mi sembrava una favola o uno scherzo crudele; mi arresi quando Emily cominciò a piangere e ad accusarmi di non volere aiutare veramente Lee. Così telefonai e tre giorni dopo partimmo. Emily si sentiva un poco come una madrina delle fate che aveva risolto i nostri problemi con un gesto della sua bacchetta magica.
"Quando scendemmo dall'aereo Lee era molto pallida e sembrava terribilmente magra. La chemioterapia che stava seguendo le aveva fatto perdere tutti i capelli e le dava un aspetto spettrale, ma non si volle riposare neanche un minuto e ci pregò di portarla subito dai delfini.
"Fu una scena indimenticabile. Quando entrò nell'acqua era già così debole che quasi non riusciva a muoversi. L'avevamo messa in una muta per non raffreddarsi, e fatta indossare un salvagente per tenersi a galla.
"La trascinai verso i due delfini, Nat e Tursi, che stavano giocando tra loro a circa dieci metri di distanza. All'inizio sembravano distratti e non interessati, ma quando Lee li chiamò sommessamente per nome risposero senza esitazione. Nat arrivò per primo, sollevò la testa e le diede un cacio sulla punta del naso. Poi arrivò Tursi, che la salutò con una serie di grida gioiose. Un secondo dopo la sollevarono con le loro potenti pinne e la portarono più al largo.
"Mi sembra di volare," gridava Lee, ridendo di gioia.
Non l'avevo sentita ridere in quel modo da quando s'era ammalata.
Mi sembrava incredibile che tutto ciò stesse succedendo; ma vedevo Lee che, aggrappata alla pinna di Nat, sembrava sfidare il vento e l'immensità dell'oceano.
I delfini stettero con la bambina per più di un'ora, sempre gentili, sempre attenti, mai mostrando la loro forza, sempre sensibili ai suoi desideri.
"Forse è vero che sono delle creature più intelligenti e sensibili di quanto sia l'uomo. Quello che so per certo è che quei meravigliosi delfini sapevano che Lee stava per morire e volevano consolarla come fronteggiava il suo grande viaggio verso l'ignoto. Da momento che la presero in custodia non la lasciarono per un solo secondo.
La fecero giocare ed obbedirono i suoi comandi con una dolcezza che sembrava magica.
Nella loro compagnia Lee trovò per l'ultima volta l'entusiasmo e la voglia di vivere. Sembrava forte e felice come lo era un tempo.
Ad un certo punto gridò: "Papà, i delfini mi hanno guarita!"
Era come se fosse rinata.
"Non ci sono parole che possano descrivere l'effetto che l'incontro ebbe su di lei. Quando uscì dall'acqua era come se fosse rinata.
Il giorno dopo era troppo debole per alzarsi. Non voleva neanche parlare , ma quando le presi la mano la strinse e sussurrò:
"Papà, non essere triste per me. Non ho più paura. I delfini mi hanno fatto capire che non c'è niente di cui aver paura". Poi aggiunse:
"So che morirò stanotte. Promettimi di cremare il mio corpo e di spargere le ceneri nel mare dove vivono I delfini. Mi hanno lasciato con una grande pace nel cuore e so che saranno con me nel viaggio che dovrò fare."
"Prima dell'alba si svegliò e disse: "Abbracciami papà, ho molto freddo."
"Morì così tra le mie braccia dopo pochi minuti, passando dal sonno alla morte senza una fluttuazione. Ho solo notato che aveva finito di soffrire perché il suo corpo divenne più freddo e più pesante.
"la cremammo come voleva e il giorno seguente andammo a spargere le ceneri nel mare tra i delfini.
Stavamo tutti piangendo, non mi vergogno di dirlo. Non solo io e mia moglie e gli altri figli, ma anche l'equipaggio della barca che ci aveva portato al largo della baia. Improvvisamente, attraverso le nostre lacrime, vedemmo le forme arcuate ed argentee di Nat e Tursi saltare nell'acqua di fronte alla barca. Erano venuti per portare nostra figlia a casa."


i delfini tornano a popolare le isole pontine

1 commento:

  1. complimenti davvero interessante il tuo blog!!!!L'ho letto tutto,sopratutto la storia della bambina che aiuto i delfini che gli ha fatto capire che nn deve avere mai paura,Quest frase mi ha un pò commosso,è vero ste creature sono davvero formidabili.....questa frase mi ha un pò commosso,verramente certe cose nn le sapevo,anche i cavalli mi piacciono molto soppratutto perchè sono mitie forti,io sono stato x 6 mesi in un stage in una fattoria nel 2006 stando li gli ho conosciuti molto,sono molto intelligenti,sono anche molto sensibili vorrei andare in un maneggio x conoscerli bene...Grazie millex avevrmi invitato nel tuo blog .....continua sempre così con la tua passione,che sei davvero in gamba!!!!!io capisco subito una persone che ci mette passione......mi tengo aggiornato stammi beneXD By Simone87

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